RISULTATI RICERCA

La ricerca ha estratto dal catalogo 104480 titoli

Alessandra Cecilia Jacomuzzi, Christine Mauracher, Eleonora Brotto

Neuromarketing and Sustainability: Understanding Implicit Bias to Promote Sustainable Eating Habits

RIVISTA DI STUDI SULLA SOSTENIBILITA'

Fascicolo: 1 / 2025

This study aims to evaluate the added value of neuromarketing techniques, specifically the Implicit Association Test (IAT), in analyzing consumer implicit biases toward sustainability foods, particularly insects. While edible insects are part of the culinary tradition in many Eastern countries, their consumption remains limited in Western cultures. Despite the well-known environmental and sustainability benefits of such foods, various studies have demonstrated that strong cultural barriers hinder their adoption.By testing 200 participants through explicit questionnaires and the IAT, this research highlights the differences and convergences between these two methodologies in understanding consumer perceptions of edible insects. The results reveal a convergence between explicit and implicit attitudes, emphasizing the strength of implicit biases. The IAT proves to be a fundamental tool in accessing the unconscious dimensions of perception, providing valuable insights for marketing strategies aimed at promoting sustainable food choices.

Antonio Garofalo

Editorial

RIVISTA DI STUDI SULLA SOSTENIBILITA'

Fascicolo: 1 / 2025

Antonia Antonella Marandola

Il "processo" alla violenza di genere

DE IUSTITIA ET IURE

Fascicolo: 1 / 2025

L’articolo dopo aver offerto una sintetica disamina delle fonti sovranazionali destinate a disciplina il fenomeno della violenza di genere e domestica, cerca di fornire, alcuni passaggi dello sviluppo dei mezzi e delle modalità con cui il processo penale cerca di fronteggiare il grave ed endemico fenomeno della violenza di genere e sulle donne. L’Autrice pone in rassegna i molteplici interventi legislativi che in questi anni sono stati adottati con lo scopo di far emergere come essi si muovono, da un lato, in sintonia con la sempre maggiore consapevolezza della gravità di tali reati, che sopprimono e riducono i diritti e le libertà della donna in quanto tale e dei minori, dall’altro lato, con le modalità e le forme con cui tali reati vengono perpetrati. L’Autrice si sofferma sull’importanza della L 69/2019 (cd. codice rosso) e sulle più recenti novelle che tendono, sempre più, ad anticipare la protezione della vittima. Nel tempo si è, dunque, creato un binario processuale atipico destinato a reprimere tali crimini. Un vero e proprio sottosistema che pare, oggi, perfezionarsi, in primo luogo, attraverso i diversi approdi giurisprudenziali, sempre più significativi in materia e, in secondo luogo, attraverso le ulteriori novelle. Il richiamo va, in tal caso, al DDL che introduce il reato di femminicidio, attualmente in discussione alla 2° commissione giustizia del Senato.

Maurizio D’Errico, Marko Di Vincenzo, Mariaconcetta Trapani

L’ammissibilità della rinuncia abdicativa al vaglio delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione

DE IUSTITIA ET IURE

Fascicolo: 1 / 2025

La rinuncia abdicativa configura un negozio giuridico unilaterale non recettizio che concretizza un effetto dismissivo rispetto ad una situazione giuridica esistente in capo al rinunciante. Tuttavia, la volontà abdicativa del singolo non può arrecare nocumento agli interessi della collettività prevedendo la dismissione di diritti diseconomici a (s)favore dello Stato, generando così un effetto distorsivo del negozio di rinuncia. In tal senso, sono già sorte controversie in concreto e i giudici di merito hanno rimesso la questione direttamente alle Sezioni Unite mediante rinvio pregiudiziale ai sensi di CPC 363-bis. La questione di diritto al vaglio della Corte di Cassazione a Sezioni Unite concerne sia l’ammissibilità del negozio di rinuncia abdicativa nell’ordinamento italiano sia il giudizio di meritevolezza degli interessi coinvolti nel bilanciamento tra perseguimento di scopi egoistici ed opportunistici e tutela della funzione sociale e degli interessi della collettività.

Antonio Tommaso De Mauro

La rinuncia alla proprietà tra istanze egoistiche e funzione sociale

DE IUSTITIA ET IURE

Fascicolo: 1 / 2025

L’autore sostiene che l’istituto della rinuncia al diritto di proprietà debba essere visto e interpretato alla luce della funzione sociale attribuita a tale diritto dalla Costituzione. L’ammissibilità di detto istituto rischia di celare, dietro lo schermo del legittimo esercizio negativo di un diritto o dietro rivendicazioni libertarie, quello che in realtà può assurgere a un vero e proprio “abuso”, il cui unico fine sia quello di disfarsi di un bene divenuto scomodo. Il rischio è quello di avallare una concezione della proprietà privata quale manifestazione dell’egoismo del singolo soggetto privato da cui solo vantaggi, scaricando eventuali oneri e costi sulla collettività. Una concezione in contrasto sia con Cost. 42, che riconosce la proprietà privata indissolubilmente legata al perseguimento di una funzione sociale, sia con Cost. 2, che individua nel rispetto del principio solidaristico il pilastro fondamentale della convivenza democratica, certamente conculcato da condotte dismissive poste in essere su beni immobili considerati non più convenienti.

La violenza di genere rappresenta una delle violazioni più gravi e diffuse dei diritti umani nel contesto contemporaneo. Nonostante gli sviluppi normativi e giurisprudenziali, permane un divario significativo tra tutela formale e protezione effettiva delle vittime. Il presente articolo esamina l’evoluzione della normativa italiana in materia di violenza di genere, analizza le principali novità introdotte dalle recenti novelle legislative nel Codice penale e nel Codice di procedura penale.

Scorrendo l’ampio dibattito sviluppatosi negli ultimi anni sul tema della rinuncia abdicativa al diritto di proprietà immobiliare si possono evincere le radici profonde delle «gravi difficoltà interpretative» della questione al vaglio delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione. L’autore propone un affiancamento di tale dibattito con quello, alimentato da Bernhard Windscheid nella metà dell’Ottocento, sulla qualificazione dell’eredità giacente come «diritti senza soggetto». C’è, infatti, un denominatore comune che lega il dibattito sull’eredità giacente a quello attuale sul destino degli immobili vacanti: l’utilizzo delle medesime categorie giuridiche di matrice pandettistica, il “diritto soggettivo” e la “persona giuridica”. È nell’irriducibile alternativa tra questi due corni che si incunea il dibattito attuale sulla rinuncia alla proprietà immobiliare, i cui protagonisti non sembrano pienamente consapevoli delle radici storico-giuridiche di tale dilemma.

Il saggio offre una messa a fuoco del diritto di correzione come istituto del diritto medievale e moderno su cui l’autorità del capofamiglia fa leva per governare il nucleo domestico e assicurarne l’ordinato funzionamento e come dispositivo la cui disciplina pubblica regola il confine tra l’uso della forza legittima e l’esercizio abusivo di essa. In particolare, l’analisi s’incentra sul modo in cui lo ius corrigendi o castigandi è declinato nell’ambito del rapporto tra i coniugi attraverso una ricognizione delle fonti penali e civili prodotte in due momenti diversi ma correlati della storia delle normative operanti nella penisola: la stagione, eminentemente medievale, dello ius proprium, e la fase delle codificazioni, a cavallo tra XIX e XX secolo.

Redazione RGI

Informazione bibliografica

RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA

Fascicolo: 2 / 2025

Hein De Haas, Migrazioni. La verità oltre le ideologie. Dati alla mano (Fabio Amato) – Seth M. Holmes, Frutta fresca, corpi spezzati. Braccianti migranti negli Stati Uniti d’America (Giovanna Di Matteo) – Antonello Scialdone, Silvia Aru (a cura di), Educare alla cittadinanza nei contesti interculturali. Territori e prospettive di integrazione di studenti con background migratorio (Sara Bin) – Enrico Gargiulo, Contro l’integrazione. Ripensare la mobilità (Martina Iacometta) – Colleen Hammelman, Charles Z. Levkoe, Kristin Reynolds, Radical Food Geographies. Power, Knowledge, and Resistance (Ginevra Montefusco) – Davide Marino (a cura di), La narrazione delle politiche del cibo in Italia. Città, temi, attori (Chiara Spadaro) – Pierluigi De Felice, Maria Gemma Grillotti Di Giacomo, Dal campo al piatto. Le nuove geografie del sistema agroalimentare sostenibile (Chiara Spadaro) – Francesco Visentin, Geografie d’acqua: paesaggi ibridi (Marco Petrella) – Mirella Loda, Paola Abenante (a cura di), Cultural Heritage and Development in Fragile Contexts. Learning from the Interventions of International Cooperation in Afghanistan and Neighboring Countries (Andrea Pase) – Alberto Diantini, Accettazione sociale ed estrattivismo petrolifero (Cecilia Pasini) – Isabel Dumont, Tatuare la città. Per un’analisi geografica dell’arte urbana nello spazio pubblico (Patrizia Domenica Miggiano)

Il contributo analizza la dottrina giuridica della entry fiction, la quale prevede la possibilità di trattare la persona straniera nel territorio di uno stato come se si trovasse “fuori” da questo, scindendo così la presenza fisica da quella giuridica al fine di stabilirne i diritti in tema di asilo. Tesi del contributo è che la dottrina sia accompagnata da uno specifico modo di intendere il rapporto tra individuo e spazio, che può essere analizzato come un “senso” geografico capace di dare significato e legittimità a procedimenti e regimi giuridici che risulterebbero arbitrari in sua assenza. Tale senso è analizzato in chiave genealogica, partendo dalla sua più recente comparsa nelle cosiddette procedure di frontiera nel diritto UE in tema di asilo, per proseguire a ritroso in un percorso che arriva al diritto statunitense di fine XIX secolo, in cui la entry fiction fece la sua prima comparsa. Proprio questo contesto storico permette di analizzare il senso geografico della entry fiction rispetto alle politiche statunitensi del periodo, e in particolare la transizione degli USA in potenza imperialista. Il contributo ricostruisce dunque la genealogia della dottrina al fine di evidenziarne i presupposti politici e storici e dimostrare come la sua carica esclusoria sia radicata in un immaginario geografico-giuridico vecchio più di un secolo.

Alessia Toldo, Carlo Genova

Foodscape vegani. Un’indagine esplorativa sul rapporto fra luoghi, persone e cibo a Torino

RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA

Fascicolo: 2 / 2025

L’articolo esplora i foodscape vegani nella città di Torino, analizzando le relazioni tra identità vegane, pratiche alimentari e spazio. Dalla ricerca emergono diverse configurazioni di foodscape, da quelli di resistenza al sistema alimentare dominante a quelli pienamente integrati nella grande distribuzione, con forme ibride intermedie. L’analisi evidenzia come gli spazi del cibo influenzino il mantenimento delle pratiche vegane e come queste, a loro volta, ridefiniscano i paesaggi alimentari urbani.

Mirella Loda, Angeliki Coconi

Mobility as a lens of social engagement in the urban context: The case of Florence university students

RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA

Fascicolo: 2 / 2025

Mobility has long been recognised by the social sciences as a particularly effective lens through which to analyse the functioning of an urban system from multiple perspectives. This study focuses on both routine and leisure mobility of the student population – a significant component in a university city like Florence – to examine both the adoption of sustainable mobility models and the extent and forms of participation in the city’s socio-cultural life. The study demonstrates the efficacy of analysing mobility as a methodological tool in urban social research, highlighting its potential to detect dynamics of inclusion and/or exclusion.

L’articolo si propone di testare l’utilizzo delle lenti interpretative del concetto di Social licence to operate (SLO) come strumento di analisi delle complesse dinamiche che regolano i conflitti ambientali. L’area di studio è la concessione Val d’Agri, in Basilicata, situata nella principale area petrolifera italiana. Le interviste semistrutturate ad alcuni attori locali hanno permesso di indagare le componenti chiave della licenza sociale (legittimità, credibilità e fiducia) evidenziando delle criticità nella relazione conflittuale fra impresa e comunità locale, condizionata da un legame territoriale molto profondo con il petrolio. La SLO, nell’accezione presentata in questo contributo, può rappresentare un importante campo di applicazione anche al di fuori dell’industria, dove è nata, come all’interno della sfera di competenza delle istituzioni locali.

Cristina Capineri, Giacomo-Maria Salerno, Venere Stefania Sanna

Scienza partecipata e coinvolgimento di attori locali. Una lettura territoriale del modello a quintupla elica a partire dal caso del bacino del fiume Ombrone

RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA

Fascicolo: 2 / 2025

Nell’ottica di elaborare modelli di produzione di conoscenza volti a favorire l’apprendimento reciproco tra scienza e società, l’articolo sviluppa una proposta teorico-metodologica di applicazione del “modello a quintupla elica” al processo di individuazione e coinvolgimento di attori locali e sovralocali nell’ambito di progetti di citizen science. In particolare, il contributo fa riferimento al percorso sviluppato dal progetto CS4RIVERS, dedicato al monitoraggio, alla preservazione e al ripristino della biodiversità del bacino del fiume Ombrone senese e grossetano. All’interno di questo contesto, il modello a quintupla elica viene utilizzato per mappare e analizzare gli attori coinvolti con l’obiettivo di ricomporre un sistema di relazioni capaci di produrre conoscenze place-based, restituendone le dimensioni multiscalare, multilivello (in relazione agli attori coinvolti) e multisettoriale (in relazione agli interventi di policy), volte all’individuazione di strategie di governance territoriale capaci di attivare processi di transizione alla sostenibilità.

Nicolò Matteucci

Spazi del cosmopolitismo: una riflessione critico-geografica

RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA

Fascicolo: 2 / 2025

In un momento storico in cui è manifesta l’incapacità del sistema-mondo di contenere lo spazio nella logica territoriale degli Stati-nazione, e in cui le crisi planetarie mettono in discussione la sopravvivenza umana, questo articolo riflette sulla necessità di recuperare il cosmopolitismo nel dibattito accademico in ambito geografico. Dialogando con gli approcci femministi, post-strutturalisti, post- e de-coloniali, la prima sezione discute le recenti proposte per ripensare la convivialità planetaria nell’era della globalizzazione neoliberale. La seconda sezione, da un lato, definisce il cosmopolitismo da una prospettiva critico-geografica, ricostruendone le origini nella rappresentazione cartografica del globo from above e, dall’altro, si ricollega alla teoria geografica di David Harvey mettendola in relazione agli ‘spazi del cosmopolitismo’. La terza sezione conclude il saggio proponendo alcune considerazioni finali sulla rilevanza del cosmopolitismo.

Angela Arsena, Giada Prisco, Grazia Romanazzi

Oltre le gabbie: motivazioni, aspettative, percezioni e speranze del corpo docente in formazione

EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY

Fascicolo: 1 / 2025

L’articolo esplora il punto di vista dei cosiddetti “insegnanti ingabbiati” in occasione della formazione prevista dal percorso abilitante 30 CFU del DPCM del 4 agosto 2023. Adottando le coordinate metodologiche della Reflexive Thematic Analysis, il presente contributo si sofferma sulle dinamiche che influenzano le motivazioni, le aspettative, le percezioni e le speranze del corpo docente in formazione. Le riflessioni emerse restituiscono un orizzonte narrativo da cui traspare un’identità professionale ambivalente fra struttura e soggettività, fra funzione e persona che interpella profondamente le politiche della formazione.

Michele Zedda

Notes on the relevance of the comparative method

EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY

Fascicolo: 1 / 2025

Tra i metodi di ricerca della pedagogia, quello comparato è molto efficace di fronte ai nuovi problemi educativi, la cui dimensione planetaria esige il confronto di più realtà. Nell’attuale contesto, sempre più multietnico, la pedagogia comparata rivela una grande utilità teorica e pratica. In particolare, le ricerche sui sistemi scolastici, europei e dei paesi lontani, aiutano a meglio pensare l’inclusione nelle nostre scuole. Per quanto ben fondato e ormai affinato, il metodo comparato deve però intensificare il dialogo con la pedagogia interculturale, dal quale avrebbe notevoli vantaggi. Dopo aver richiamato le peculiarità del metodo comparato, l’autore ne evidenzia l’efficacia nel dare risposta ai problemi educativi odierni, in vista di una scuola più inclusiva e interculturale.

L’integrazione delle tecnologie educative rappresenta una direttrice centrale delle politiche scolastiche italiane sin dagli anni ’80, con un rilancio significativo grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Tuttavia, le innovazioni promosse hanno spesso prodotto risultati inferiori alle aspettative: sebbene le TIC abbiano migliorato la progettazione didattica individuale, l’impatto diretto sull’apprendimento in aula è rimasto modesto, nonostante venga loro riconosciuto il merito di aver incrementato la motivazione degli studenti. L’introduzione disomogenea delle tecnologie, determinata da risorse limitate e decisioni locali, insieme a una formazione docente inadeguata, ha contribuito ad ampliare il divario digitale, emerso con particolare evidenza durante la pandemia. La mancanza di framework operativi e di percorsi formativi concreti ha alimentato diffidenze verso le tecnologie emergenti considerate troppo distanti dalle reali esigenze didattiche, incluse l’Intelligenza Artificiale (AI) e l’Intelligenza Artificiale Generativa (GAI), nonostante il loro potenziale trasformativo come nel caso di ChatGPT. Superare queste criticità richiede l’elaborazione di linee guida integrate che coniughino dimensioni pedagogiche e tecnologiche, favorendo un’adozione più consapevole e strutturata delle innovazioni digitali nella scuola.

Zoran Lapov

Osservare etnograficamente i processi formativi

EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY

Fascicolo: 1 / 2025

Condurre un percorso esplorativo in educazione richiede una strumentazione metodologico-operativa che consenta di osservare da vicino e con continuità i fatti socio-pedagogici: sotto questo profilo, il metodo dell’osservazione etnografica si rivela uno strumento di rilevazione capace di contribuire efficacemente alla realizzazione di siffatto proposito di ricerca. Considerando il fatto che l’osservazione etnografica in educazione non sempre emerge nettamente come metodologia autonoma, essendo al contempo interconnessa con altri filoni metodologici, la presente riflessione si propone di approfondire e rilanciare l’impiego del metodo osservativo, quale dispositivo metodologico che si snoda tra la ricerca empirica (partecipata, sul campo) e la ricerca qualitativa in prospettiva interculturale e interdisciplinare.