Titolo Rivista PARADIGMI
Autori/Curatori Mario Botta
Anno di pubblicazione 2016 Fascicolo 2016/2
Lingua Italiano Numero pagine 5 P. 103-107 Dimensione file 127 KB
DOI 10.3280/PARA2016-002007
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Per l’architetto lo spazio è sempre pubblico, poiché è in esso che si sviluppa la dimensione culturale e sociale dell’umanità. Nella città europea, caratterizzata da una tipica stratificazione storica, riconosciamo la nostra stessa identità. Dove è mancata, invece, questa stretta relazione, sono nati dei "non-luoghi". Vedere il "passato come un amico" è quindi un principio fondamentale. Il rapporto con il passato implica sempre quello con il tempo e il rapporto con lo spazio richiama ogni volta il contesto su cui continueranno a operare le generazioni future. La città deve continuare a parlarci come spazio pubblico: è su quest’ultima nozione, infatti, che è radicata una teoria della democrazia. Preservare lo spazio aperto al disaccordo e alle dissonanze è il compito capace di unire tanto architettura e filosofia quanto memoria e progetto. L’opera dell’architetto è pertanto anche politica. Lo spazio pubblico deve saper interpretare le esigenze sociali, collocandosi nell’intersezione tra la sfera materiale, quella sociale e quella politico-istituzionale. Le pratiche sociali si approprieranno poi in maniera imprevedibile degli spazi pubblici. Diritto alla città significa uguale diritto allo spazio pubblico, cosa che non accade nelle periferie delle grandi città europee. In aggiunta, i movimenti migratori pongono questioni di enorme portata che le città avranno da risolvere nel rispetto della "polifonia" che esse hanno al loro interno;
Keywords:Spazio pubblico, Topos, Memoria, Civitas, Contesto, Incertezza, Öffentlichkeit, Libertà democratica, Pluralismo, Pubblico-privato, Capitale sociale, Capitale culturale, Movimenti migratori.
Mario Botta, Dallo spazio pubblico al luogo comune in "PARADIGMI" 2/2016, pp 103-107, DOI: 10.3280/PARA2016-002007