Titolo Rivista STUDI ORGANIZZATIVI
Autori/Curatori Francesco S. Massimo
Anno di pubblicazione 2024 Fascicolo 2023/2
Lingua Inglese Numero pagine 24 P. 27-50 Dimensione file 277 KB
DOI 10.3280/SO2023-002002
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During his long political trajectory Bruno Trentin (1926-2007) never ceased to question the relationship between work and democracy. The Italian intellectual and trade union leader denounced the domination of the «productivist ideology» of scientific management over the entire social and political Left. According to this ideology, trade union action was reduced to the animation of distributive conflict, while the political struggle was played out outside the economic sphere, through the conquest of the state. Contrary to this vision, the 1960s were the source of a new self-management political culture, born of the encounter between the Marxist, Christian and libertarian traditions of the labour movement, which aimed to make workers and their unions «political subjects» in their own right by gaining real decision-making power over the organisation of work. The decline of Fordism offers an opportunity for a new “contract” in which work can achieve its political recognition and autonomy within the workplace and not from outside. It is from this history that Trentin draws to defend the actuality of a project of liberation from subordinate «work». In this article I reinscribe Trentin's reflections in the long history of his career as an intellectual, trade unionist and political activist, as well as in the controversies and the impasses that have shaped his life and the history whole Italian and European labour movement during the twentieth century.
Figlio di un autorevole giurista liberale esule nel sud della Francia per il suo impegno antifascista, Trentin si forma in un ambiente cosmopolita e ideologicamente eclettico: dall’anarchismo al federalismo liberale, dal marxismo al personalismo cristiano. Dopo aver partecipato da giovanissimo alla Resistenza e alla Liberazione, conclude gli studi fra Padova e Harvard. Entra giovanissimo nel sindacato, la CGIL e legherà ad esso la sua esistenza civile e politica. Prima come ricercatore, poi come dirigente dei metalmeccanici negli anni 60 e 70 e poi come segretario generale della confederazione fra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90, vivendo in prima persona la parabola del sindacato. La sua militanza sindacale si intreccia con una ricca riflessione intellettuale, incentrata al problema irrisolto, nella cultura della sinistra e del movimento operaio, dell’emancipazione del lavoro. Trentin denuncia il dominio dell'«ideologia produttivista» dello scientific management sull'intera sinistra sociale e politica. Nel quadro di questa ideologia, l'azione sindacale si riduceva all’organizzazione del conflitto distributivo, mentre la lotta politica si giocava al di fuori della sfera economica, attraverso la conquista dello Stato. Contrariamente a questa visione, gli anni 60-70 sono stati all'origine di una nuova cultura politica autogestionaria, il «Sindacato dei consigli» nata dalle lotte operaie nei luoghi di lavoro e nelle quali Trentin intravede l'incontro tra le tradizioni marxista, cristiana e libertaria del movimento operaio, che miravano a rendere i lavoratori e i loro sindacati soggetti politici a pieno titolo, acquisendo un reale potere decisionale sull'organizzazione del lavoro, sulla gestione delle imprese e sugli investimenti. Il declino del fordismo offre l'opportunità di un nuovo «contratto» in cui il lavoro possa ottenere il suo riconoscimento politico e la sua autonomia all'interno del luogo di lavoro e non dall'esterno. È a questa storia, di cui è stato un attore di primo piano, che Trentin attinge per difendere l'attualità di un progetto di liberazione dal lavoro subordinato. Allo stesso tempo la lettura dei processi storici di trasformazione del capitalismo e dell’esperienza del movimento operaio non è esente da forzature, contraddizioni e aporie. Trentin propone una concezione del sindacalismo che, sebbene incarnata nei Consigli di fabbrica e al sindacato unitario italiano degli anni 70, risulta a volte astratta e incapace di prendere in considerazione il ruolo degli interlocutori del sindacato, in particolare i datori di lavoro, i partiti e la sfera democratico-rappresentativa. Eppure, questi sono fattori che spiegano almeno in parte le difficoltà del Sindacato dei consigli a consolidarsi e a saldare la sfera produttiva e la sfera politica. In questo articolo si inseriscono le riflessioni di Trentin nella lunga storia della sua carriera di intellettuale e dirigente politico-sindacale, così come nelle controversie e nelle impasse che hanno caratterizzato la sua vita e l'intera storia del movimento operaio italiano ed europeo nel corso del Novecento.
Keywords:Democrazia organizzativa; Storia del sindacato e del lavoro; Relazioni industriali; Neocapitalismo; Postfordismo; Sinistra italiana ed europea.
Francesco S. Massimo, Industrial democracy between neocapitalism and postfordism. The political and intellectual trajectory of Bruno Trentin (1926-2007) in "STUDI ORGANIZZATIVI " 2/2023, pp 27-50, DOI: 10.3280/SO2023-002002