Nella vicenda storico-linguistica del Sud-Est europeo si possono individuare tre principali fasi.

La prima, tra i secoli III a.C. e IV d.C., dominata dalla (parziale) latinizzazione e romanizzazione delle popolazione balcaniche "autoctone" (traci, illiri, daco-misi): tale processo, che interessò in modo non superficiale anche l'ambiente grecofono, formò nell'Oriente europeo il confine linguistico-culturale tra grecità e latinità.

La seconda, un lungo periodo, che abbraccia l'alto e parte del basso medio evo (dal sec. V al sec. XII), segnata dal riassetto dei Balcani investiti dalle grandi correnti migratorie alto-medievali (àvare, slave, bulgaro-turche), vide lo stabilirsi nel Sud-Est europeo delle etnie slave meridionali.

La terza, infine, più vicina nel tempo (sec. XV), dominata dal processo di turchizzazione di buona parte del Balcani, segnò il consolidamento del moderno quadro linguistico sud-est europeo, caratterizzato da importanti fenomeni di convergenza linguistica tra sistemi in contatto.

Questo lavoro è dedicato sostanzialmente alla seconda delle tre fasi, e più in particolare, alle conseguenze storico-linguistiche che ebbero, tra i secoli V-XII, la frantumazione della latinità e della Romania balcanica e la pluripolarizzazione del territorio sud-est europeo, ormai fortemente slavizzato, punto di incontro di influssi bizantini, romanzi, germanici.

Emanuele Banfi è professore associato di Glottologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Trento. Nel campo della linguistica storica si è occupato soprattutto dei rapporti storico-linguistici tra ambiente greco e ambiente latino, romanzo, slavo-meridionale. Tra le sue pubblicazioni: La sostanziale balcanizzazione del territorio romeico e della lingua neogreca, Milano, 1982; Linguistica balcanica; Bologna, 1985; Quattro lessici neogreci della turcocrazia, Milano, 1986.