Essere creativi vuol dire possedere un requisito generale o irripetibile rispetto agli altri esseri umani? La creazione è sempre un atto compiuto o anche un atto mancato? E' tipico della giovinezza, o della maturità? Il lavoro creativo ha bisogno di supporti e di conferme o si alimenta da sé? Le risposte a queste - e ad altre domande - sono molteplici, ma risultano più vive quando si basano, come in questo volume, oltre che su di una ricca documentazione, su di una ricerca empirica con interviste biografiche ad un gruppo di donne-intellettuali (sociologhe e scrittrici).
La prima parte del testo è appunto tesa ad avanzare l'ipotesi di una creatività «laica» - né «unica» né «diffusa», staccata dal mito di eccezionalità e calata nella fenomenologia dell'intellettuale al lavoro, e agita nel corso dell'arco biografico, attraversato da vere e proprie fasi ed «ère» creative, con differenti esiti e tipi di prodotti.
La seconda parte del volume è dedicata all'osservazione «a distanza ravvicinata» del lavoro di donne che hanno fatto di un'iniziale «passione», una professione. Si sono così individuate, alcune dinamiche, negative (attese, rinvii, gratificazioni differite), e positive (scoperte, imprevisti, recuperi) che costellano una carriera e segnano una biografia nel suo «campo». Il permanere dello stadio del dubbio, del non (ancora) attuato, costituisce un tratto non certo esaustivo ma peculiare del lavoro intellettuale femminile. Insieme e al di là di quell'attributo originario, se ne può intravvedere un altro, costitutivo dell'intellettuale-donna: la ricerca interiore della solitudine/solidarietà. Nel viaggio intellettuale femminile, l'attraversamento di luoghi e mondi diversi ed eterogenei viene a rappresentare una rivisitazione dell'indefinitezza del proprio statuto ontologico e di certezze. E' allora nel nomadismo mentale ed essenziale che prendono corpo fantasmi e fantasie a lungo coltivati e nascosti, in un'ultima ricerca di «trasmissibilità dell'esperienza». Ma proprio questo difficile percorso - fatto di rinvii e di avanzate, di crisi e successi - assume il carattere sfida, interna ed esterna al soggetto, e. in ultima analisi, di una doppia trasgressione, al proprio ruolo e al sapore dell'altro.
Rita Caccamo, nata a Roma, si è laureata in filosofia e specializzata in sociologia in Italia e all'estero. Borsista Cnr, docente di sociologia della conoscenza dell'Università di Roma, «Fellow», presso il Department of Sociology, Leeds, G.B., ricercatrice all'istituto «Gioele Solari» di Torino, lavora attualmente presso il Dipartimento di sociologia dell'Università di Roma. I suoi campi di interesse prevalenti sono stati e sono tuttora: sul piano dell'analisi teorica, la storia e la teoria della sociologia; per l'analisi empirica, la sociologia dei processi culturali e normativi.
Oltre a numerosi saggi ed articoli ha pubblicato i volumi: L'intellettuale come «utopia»: il caso Lukàcs-Mannheim, Elia, 1977; (con altro autore), Problemi di sociologia della conoscenza, Elia, 1978; Teorie della vita quotidiana, Editori Riuniti, 1979; Rituali di resistenza, Giappichelli, 1980. Nel corso degli ultimi anni ha collaborato a diversi volumi collettanei, editi da Franco Angeli.
Contributi:
Collana: Griff - Gruppo di ricerca sulla famiglia e la condizione femminile
Argomenti: Sociologia economica, del lavoro e delle organizzazioni - Studi di genere
Livello: Studi, ricerche
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