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Diplomazia di celluloide?

Stefano Cambi

Diplomazia di celluloide?

Hollywood dalla Seconda guerra mondiale alla Guerra fredda

Attraverso l’ausilio di fonti governative, l’Autore tenta di chiarire se e come i responsabili della politica estera americana abbiano inteso sfruttare i film d’evasione quale mezzo per influenzare la mente (e quindi l’azione) degli spettatori oltreoceano durante i turbolenti anni che condussero il mondo dalla Seconda guerra mondiale alla Guerra fredda.

Edizione a stampa

24,00

Pagine: 192

ISBN: 9788891707628

Edizione: 1a edizione 2014

Codice editore: 1581.15

Disponibilità: Discreta

Pagine: 192

ISBN: 9788891718518

Edizione:1a edizione 2014

Codice editore: 1581.15

Possibilità di stampa: No

Possibilità di copia: No

Possibilità di annotazione:

Formato: PDF con DRM per Digital Editions

Informazioni sugli e-book

Il sostegno internazionalmente garantito alle majors dalle autorità statunitensi è riconducibile a un mero "dovere istituzionale" nei confronti dell'imprenditoria americana o piuttosto alla convinzione di ottenere un ritorno in termini di condizionamento psicologico? Attraverso la consultazione di fonti governative, l'Autore tenta di chiarire se e come gli artefici della diplomazia culturale e della politica estera dell'informazione abbiano inteso sfruttare i film d'evasione quale mezzo per influenzare la mente (e quindi l'azione) degli spettatori stranieri durante gli anni nei quali il mondo transitò dalla Seconda guerra mondiale alla Guerra fredda.
Se a Washington l'esistenza di una "questione cinematografica" giunse infatti a un definitivo riconoscimento con la "guerra totale", la definizione di una "politica cinematografica" avrà luogo soltanto nel contesto segnato dalla "cortina di ferro", nel quale il caso della Germania, cuore della competizione bipolare, rappresentò un precedente per quanto riguarda l'impiego dei lungometraggi commerciali nel progetto (inizialmente legato al Piano Marshall) denominato Informational Media Guaranty Program. La ricostruzione storica dello sviluppo della tematica ha prodotto una narrazione, semplice ma allo stesso tempo rigorosa, di come il governo americano ha affrontato, con alterne fortune, il complesso problema dell'impatto di Hollywood sull'immaginario collettivo internazionale senza ledere il principio della libertà d'espressione nonché quello - considerato altrettanto sacro - della libera concorrenza.

Stefano Cambi si è laureato alla facoltà di Scienze politiche "Cesare Alfieri" (indirizzo storico-politico) e ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia delle relazioni internazionali presso l'Istituto italiano di scienze umane - Sum. Ha scritto articoli per le riviste Eunomia e Ventunesimo Secolo e attualmente sta conducendo ulteriori ricerche inerenti il rapporto tra cinema e politica internazionale nel corso del Novecento.

Introduzione
Cinema americano e "guerra totale": un'arma a doppio taglio
(Intrattenimento responsabile; Hollywood, 1945: missione incompiuta)
Hollywood/Washington nel dopoguerra: una strana joint venture
(La battaglia contro il protezionismo europeo dello schermo sullo sfondo del confronto bipolare; A ridosso della "cortina di ferro": promuovere per escludere)
La politica cinematografica americana alla prova della Guerra fredda
(Il difficile compromesso tra ragion di stato e logica del profitto; Limitazione del danno: una strategia globale?)
Conclusioni
Archivi
Bibliografia
Indice dei film
Indice dei nomi.

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