Mimetismo di bandiera nel Mediterraneo del secondo settecento. Il caso del Giorgio inglese

Titolo Rivista SOCIETÀ E STORIA
Autori/Curatori Maria Stella Rollandi
Anno di pubblicazione 2011 Fascicolo 2010/130
Lingua Italiano Numero pagine 22 P. 721-742 Dimensione file 891 KB
DOI 10.3280/SS2010-130003
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L’autrice esamina alcuni aspetti dei viaggi effettuati fra il 1767 e il 1769 dalla nave Giorgio, battente bandiera inglese, ma di proprietà di Gian Tommaso Balbi, un aristo- cratico genovese. Scopo principale dell’investimento: trasportare cereali dall’Arcipelago alla Spagna con un’operazione che si inserisce nella consolidata pratica di rifornimento dei granai spagnoli, in un momento di salita dei prezzi, con specifici fini speculativi. L’investitore ricorre alla pratica del mimetismo di bandiera molto diffusa in quel periodo presso la marineria genovese a causa della fragilità politica e militare della Repubblica. L’attività non si rivela profittevole e i viaggi si concludono nel momento in cui viene meno l’interesse del Balbi. La documentazione correlata a questa impresa presenta interessanti aspetti per quanto concerne il meccanismo degli imbarchi e degli sbarchi in vista dei luoghi di destinazione della nave e della tipologia della navigazione; fornisce dati relativi al dinamico e differenziato mercato del lavoro marittimo di quel periodo e, in particolare alla luce del caso esaminato, delle oscillazioni nelle retribuzioni sia all’interno dei gruppi omogenei che formano l’equipaggio sia fra marinai italiani e stranieri.;

Keywords:Mimetismo di bandiera, storia marittima, mercato del lavoro marittimo, commercio dei grani, reti commerciali

  • « La gloria di un dilatato commercio ». L'intrico delle politiche e lo sviluppo di Trieste nell'Adriatico centro settentrionale (1700-1730) Daniele Andreozzi, in Mélanges de l'École française de Rome. Italie et Méditerranée /2015
    DOI: 10.4000/mefrim.2125

Maria Stella Rollandi, Mimetismo di bandiera nel Mediterraneo del secondo settecento. Il caso del <i>Giorgio</i> inglese in "SOCIETÀ E STORIA " 130/2010, pp 721-742, DOI: 10.3280/SS2010-130003