La ricerca nasce come studio teorico-empirico della definizione dell'identità del minore a rischio di coinvolgimento in attività criminose. Il tentativo di definire in positivo le sue possibilità future avviene attraverso interventi di prevenzione che tuttavia, già nella scelta dei minori da coinvolgere nell'intervento, operano una previsione di un futuro legato alle loro origini sociali e dunque in parte definiscono stigmatizzando.
L'intervento analizzato con il metodo dell'osservazione partecipante è avvenuto nel contesto normativo della L.216 del '90. Il titolo rimanda al gioco delle "belle statuine" in cui l'osservatore di una identità in cambiamento all'atto della definizione non può che basarsi su istantanee dell'identità che la cristallizzano, non cogliendo la percezione interna al soggetto e talvolta ostacolando la realizzazione di un cambiamento auspicabile soprattutto per i soggetti più marginali. La definizione dell'identità ferma il tempo del soggetto.
Il tema delle culture, pur non essendo l'oggetto d'indagine iniziale, diviene centrale nell'analisi empirica in cui tre culture diverse interagiscono: la subcultura mafiosa, la cultura delle istituzioni locali e la cultura degli operatori (studenti universitari portatori di valori quali la nonviolenza, la partecipazione democratica, il gioco come palestra di emancipazione dei soggetti). Le stesse definizioni dell'identità sono condizionate da queste tre culture che si contrappongono tanto da rendere incerti gli stessi confini fra devianza e normalità e producendo diversi tipi di violenza.

Francesca Ursula Bitetto, collabora con la cattedra di Sociologia del diritto dell'Università degli studi di Bari ed attualmente è docente di Sociologia dei consumi presso la Facoltà di Scienze della formazione dell'Università degli Studi di Bari. Ha pubblicato numerosi saggi in volumi e periodici.