Titolo Rivista SETTING
Autori/Curatori Giovanna Tatti
Anno di pubblicazione 2018 Fascicolo 2016/41-42
Lingua Italiano Numero pagine 17 P. 173-189 Dimensione file 440 KB
DOI 10.3280/SET2016-041008
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Partendo dall’assunto che il setting è imprescindibilmente influenzato e strutturato dalle rappresentazioni che l’Istituzione ha del lavoro clinico e da quelle che il clinico ha della Istituzione in cui opera, con questo scritto si intende riflettere sulle dinamiche difensive, soprattutto di natura scissionale, che attraversano e caratterizzano un istituto di detenzione. Sarà allora fondamentale posizione astinente e un pensiero psicoanaliticamente orientato che non colluda con queste dinamiche. Le difficoltà sono molteplici, a partire dalla strutturazione del setting, dove tutto va creato da zero, compresa la domanda: committente e utente non coincidono; e parte del lavoro del clinico consiste nel capire se e in che modo l’utente può rendersi paziente. Quando questo avviene, si crea uno spazio prezioso per la comprensione di sé, e di come si sia arrivati a commettere reati anche di notevole gravità. La "ristrutturazione" della personalità diventa elemento fondante del trattamento, laddove l’ingresso in carcere produce o induce un processo di de-strutturazione. Si propone una breve storia clinica che illustra il ruolo del trauma e della vittimizzazione e il necessario lavoro sulla "prima vittima" allo scopo di evitare vittimizzazioni ulteriori.;
Keywords:Carcere, Istituzione totale, reati sessuali, setting carcerario, spersonazione- spoliazione, trauma.
Giovanna Tatti, Arcipelago carcere - "Prison" archipelago in "SETTING" 41-42/2016, pp 173-189, DOI: 10.3280/SET2016-041008