Titolo Rivista STORIA IN LOMBARDIA
Autori/Curatori Sergio Onger
Anno di pubblicazione 2015 Fascicolo 2013/2-3
Lingua Italiano Numero pagine 23 P. 5-27 Dimensione file 171 KB
DOI 10.3280/SIL2013-002001
Il DOI è il codice a barre della proprietà intellettuale: per saperne di più
clicca qui
Qui sotto puoi vedere in anteprima la prima pagina di questo articolo.
Se questo articolo ti interessa, lo puoi acquistare (e scaricare in formato pdf) seguendo le facili indicazioni per acquistare il download credit. Acquista Download Credits per scaricare questo Articolo in formato PDF
FrancoAngeli è membro della Publishers International Linking Association, Inc (PILA)associazione indipendente e non profit per facilitare (attraverso i servizi tecnologici implementati da CrossRef.org) l’accesso degli studiosi ai contenuti digitali nelle pubblicazioni professionali e scientifiche
La nobiltà bresciana, pur potendo contare nella propria città di adeguate strutture educative - quali il collegio dei nobili di S. Antonio, diretto dai Gesuiti, e quello di S. Bartolomeo dei Somaschi - ricorse frequentemente a collegi esterni alla Serenissima per educare i propri figli. Questa tendenza della nobiltà di Terraferma di inviare i figli all’estero per l’educazione era allo stesso tempo una rivendicazione di autonomia verso la Dominante e il tentativo di creare reti di relazione esterne alla Repubblica in grado di garantire opportunità di carriera presso governi meno chiusi rispetto a quello veneziano, accessibile solo per la nobiltà autoctona. Tuttavia, se nel Seicento e nei primi anni del Settecento i collegi preferiti erano prevalentemente quello di Parma, e in subordine quelli di Bologna e di Modena, nel corso del XVIII secolo si ricorse con sempre maggiore frequenza al distante collegio di Prato. La soppressione della Compagnia di Gesù nel 1773 aumentò ulteriormente la gamma di collegi utilizzati dalle famiglie bresciane. La nobiltà cittadina mostrò una certa originalità nella ricerca di un collegio di educazione per i propri figli, restando però nell’ambito di una strategia di tipo emulativo fra famiglie di pari rango, nella volontà di rafforzare legami parentali e di clientela condividendo gli stessi istituti di educazione.;
Keywords:PAROLE CHIAVE: educazione, nobiltà, collegi nobiliari, famiglia, infanzia, legami parentali Note biografiche: Sergio Onger, professore associato di Storia economica presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Università degli Studi di Brescia, è autore di numerosi studi sulla storia economica e sociale italiana e in particolare su Brescia e la Lombardia tra Settecento e Novecento. E-mail: onger@eco.unibs.it
Sergio Onger, L’istruzione della nobiltà bresciana fuori dalla serenissima nel XVIII secolo in "STORIA IN LOMBARDIA" 2-3/2013, pp 5-27, DOI: 10.3280/SIL2013-002001