Titolo Rivista ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO
Autori/Curatori Vincenzo Sanguigni
Anno di pubblicazione 2007 Fascicolo 2006/3
Lingua Italiano Numero pagine 21 P. 533-553 Dimensione file 217 KB
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Il sistema economico italiano risulta caratterizzato da una rilevante intensità relazionale tra le imprese bancarie e quelle produttive; ne sono testimonianza, da un punto di vista quantitativo, sia la significativa incidenza nei bilanci delle imprese della voce di debito verso gli intermediari creditizi che l’elevata quota dei prestiti alle imprese sul totale attivo delle banche. In particolare il rapporto tra banca e piccola e media impresa si è andato progressivamente a connotare come un sistema di interazioni estremamente frazionate (si pensi al fenomeno del multiaffidamento), fortemente informali e poco strutturate, nei quali la conoscenza della realtà aziendale esula spesso da un’analisi puntuale di indicatori finanziari e patrimoniali, per essere più spesso ricondotta ad un’analisi di tipo sintetico, in cui il patrimonio dell’imprenditore ricopre un ruolo centrale unitamente ad un rapporto banca-impresa fondato su relazioni di natura soft (il c.d. relationship lending). In sostanza il rapporto tra banche e PMI in Italia, invece di muoversi con determinazione verso l’abbattimento delle barriere informative ed il modello della banca di riferimento (unica), si è connotato per la volontà da parte delle imprese di mantenere elementi deteriori di opacità, frammentazione e fragilità nella relazione informativa ed operativa con le banche. In tale contesto deve essere, inoltre, opportunamente considerato il Nuovo Accordo di Basilea sul Capitale (c.d. Basilea 2) ovvero la normativa sul capitale di vigilanza recentemente emanata dal Comitato di Basilea. Detta normativa, promuovendo una maggiore aderenza fra i profili di rischio sottostanti le operazioni di credito ed il capitale da allocare ai fini di vigilanza (attraverso il riconoscimento regolamentare dei modelli interni di rating delle banche ovvero di tecniche di misurazione quantitativa e di rigorosa gestione del rischio di credito), aumenta le esigenze di informazione simmetrica nei confronti delle imprese ed interviene sul modello di business creditizio degli intermediari bancari. L’analisi svolta induce ad auspicare l’emergere di un modello di banca capace di combinare informazioni oggettive ed esternamente osservabili (in aderenza al dettato europeo) con informazioni informali, filtrate dal gestore. In altre parole emerge l’opportunita’ di salvaguardare l’aspetto relazionale del rapporto banca-PMI, qualificandolo però con contenuti diversi. Orbene, muovendo da un’analisi sintetica delle caratteristiche peculiari del rapporto tra banca e PMI italiane e tenendo conto della valutazione delle ricadute prospettiche di Basilea 2, il presente lavoro pone una lente di ingrandimento sulla finanza regionale (ed in particolare sulla situazione della Regione Lazio) e sulla centralità del rapporto tra banca e PMI come possibile punto di svolta del rilancio della competitività sul territorio.;
Vincenzo Sanguigni, Il rapporto banca - piccola e media impresa tra competitività e territorio: il caso della regione Lazio in "ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO " 3/2006, pp 533-553, DOI: