Titolo Rivista HISTORIA MAGISTRA
Autori/Curatori Luca Madrignani
Anno di pubblicazione 2011 Fascicolo 2011/7
Lingua Italiano Numero pagine 17 P. 25-41 Dimensione file 152 KB
DOI 10.3280/HM2011-007004
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All’alba del 22 luglio del 1944, ad Adelano, frazione del Comune di Zeri, nell’Alta Lunigiana, fu eseguita la sentenza di condanna a morte, tramite fucilazione, di Dante Castellucci «Facio», Comandante partigiano del Battaglione Garibaldi "Guido Picelli". Contro di lui, durante un processo imbastito il giorno precedente da un improvvisato tribunale di guerra, erano state mosse imputazioni, peraltro infondate, di tradimento e sabotaggio. Secondo i suoi accusatori, egli era responsabile di aver sottratto materiali e denaro a tre aviolanci alleati destinati ad altre formazioni e di aver costretto con la forza alcuni suoi uomini a dichiarare il falso in merito alla vicenda. Quasi vent’anni dopo, nel 1963, alla memoria di Dante Castellucci fu conferita una Medaglia d’argento al Valor Militare, con l’impropria motivazione secondo la quale «scoperto dal nemico, si difendeva strenuamente; sopraffatto e avendo rifiutato di arrendersi, veniva ucciso sul posto». La tragica morte di Castellucci è stata oggetto di una damnatio memoriae, spesso additata ad una non meglio precisata "vulgata resistenziale" di impronta comunista. Utilizzando una documentazione in gran parte inedita, nelle pagine seguenti verrà analizzata la vicenda biografica di Antonio Cabrelli «Salvatore», che fu il principale accusatore di «Facio». Il "caso-limite" di Cabrelli servirà a confutare l’esistenza di una strategia di occultamento, orchestrata dalla dirigenza del Pci per non far emergere la verità dei fatti.;
Keywords:Antifascismo, Resistenza, Partito Comunista Italiano, collaborazionismo, polizia politica di regime, revisionismo storico
Luca Madrignani, Il partigiano, la spia, il boia, il rinnegato. Il caso Castellucci-Cabrelli e la polemica contro la "vulgata" in "HISTORIA MAGISTRA" 7/2011, pp 25-41, DOI: 10.3280/HM2011-007004