In Italia la nozione di postmoderno sconta ancora un'aprioristica, ostinata diffidenza. La pregiudiziale negativa vige, più che altrove, nell'ambito della critica letteraria. Ma guardando proprio alla produzione letteraria e alla sua sistematizzazione, se si sgombera il campo dalla semplicistica e approssimativa tesi di un postmoderno effimero ed euforico, databile tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta, è possibile scorgere una prospettiva teorica e storico-culturale ancora poco battuta se non addirittura incontaminata.

Questo lavoro vorrebbe essere un primo resoconto di un'esplorazione retrospettiva, condotta dopo essersi alleggeriti delle zavorre delle banalizzazioni e delle facili schematizzazioni, ispirata dalla curiosità, ma anche dalla necessità di codificare una fenomenologia del postmoderno letterario nazionale non condizionata da gabbie cronologiche e ideologiche prestabilite. Da tali premesse ci si è mossi per rileggere il dibattito sul romanzo sperimentale del Gruppo 63, per analizzare lo sperimentalismo dei primi romanzi di Luigi Malerba, per ripercorrere in chiave foucaultianamente politica l'attività letteraria di Giorgio Manganelli e infine per verificare che tipo di rapporto con la tradizione hanno mantenuto alcuni nuovi narratori siciliani.

Matteo Di Gesù (Palermo, 1971) frequenta l'ultimo anno del Dottorato di ricerca in Italianistica della Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Palermo. Editorialista dell'edizione palermitana de "La Repubblica", fa parte della redazione del mensile "Segno" e collabora con varie riviste. Con la ricerca La neoavanguardia italiana. Una storia postmoderna ha vinto l'edizione 1999 del premio Arcangela Todaro-Faranda per la sezione della saggistica inedita.