Salvatore Giuliano.

Giuseppe Casarrubea

Salvatore Giuliano.

Morte di un capobanda e dei suoi luogotenenti

Edizione a stampa

32,00

Pagine: 272

ISBN: 9788846429766

Edizione: 1a edizione 2001

Codice editore: 1573.281

Disponibilità: Esaurito


Questo libro racconta la tragica fine di Salvatore Giuliano, Gaspare Pisciotta e Salvatore Ferreri, personaggi tutti che erano stati in stretti rapporti con alti esponenti del mondo politico e istituzionale e che a vario titolo avevano partecipato alle attività eversive di quei mesi (maggio-giugno 1947). Emergono responsabilità mai prima accertate. Giuliano, aderente al Fronte antibolscevico , finanziato direttamente dagli Americani e dalla Cia (l'organizzazione neofascista aveva sede a Palermo in via dell'Orologio) appare come la punta più vistosa di un movimento sotterraneo il cui obiettivo principale è la svolta del '48. Adempiuto il suo compito viene ucciso mentre dorme la notte tra il 4 e il 5 luglio 1950. Per quanto se ne fosse attribuita la paternità a Pisciotta, troppe circostanze oggi depongono per una pista diversa.
Tra tutti è proprio "Gasparino" il personaggio più drammatico: totalmente in mano ai Carabinieri dei quali si fida ciecamente, a distanza di nove mesi dalla morte del suo capo, si attribuisce colpe che non ha, spera nelle promesse del colonnello Ugo Luca, e secondo quanto era stato scritto nei suoi diari segreti anche e soprattutto in quelle del ministro Scelba. Muore all'Ucciardone la mattina del 9 febbraio 1954 per avere ingerito una quantità di stricnina che avrebbe potuto uccidere cento cavalli. Secondo i magistrati che indagarono, tra i quali il futuro Procuratore della Repubblica Pietro Scaglione (a sua volta assassinato negli anni in cui si avviano le prime indagini sui rapporti tra mafia e banditismo) a ucciderlo fu una tazza di caffè "corretto" con quel micidiale veleno. Ma anche questa tesi, per troppo tempo ufficialmente sancita, oggi è soppiantata - come dimostra l'autore - dai nuovi documenti pubblicati dalla Commissione Antimafia.
Questo libro è la logica e lucida conseguenza della lettura critica di tali atti resa possibile anche grazie all'azione svolta dall'Associazione dei familiari delle vittime "Non solo Portella" di cui l'autore è presidente.

Giuseppe Casarrubea è autore di numerose ricerche di storia politica e sociale. Ha pubblicato, con l'editore palermitano Flaccovio I fasci contadini (1978) e con la casa editrice Sellerio Intellettuali e potere in Sicilia (1983), L'educazione mafiosa (1991) e Gabbie strette (1996). Per i tipi di FrancoAngeli sono usciti in questa stessa collana Portella della Ginestra. Microstoria di una strage di Stato (1997) e Fra' Diavolo e il governo nero. Doppio Stato e stragi nella Sicilia del secondo dopoguerra (1998).


Morte di un confidente
(Una lettera anonima; Preliminari di un agguato; Fantasmi tra due caserme; Un sequestro immaginario; Storia di un bandito che diventa terrorista; Una trappola mortale; Quattro morti e due superstiti; Le armi dei banditi; Due colpi di pistola alla fronte; Non catturare ma uccidere; Una battuta di caccia alla rovescia; La santissima trinità; La gabbia di Faraday; Una postazione di fuoco 'coperta')
Salvatore Giuliano
(L'atlantismo di un bandito; Falso sulla morte di un capobanda; Palazzi e casolari dei misteri; Confessione a sorpresa; Democratici 'eccelsi'; Il copione; Così parlò 'Ciccio Lampo'; L'improbabile pista 'Luciano Liggio')
"Se vado all'Ucciardone mi ammazzano"
(Una dichiarazione in cassaforte; L'anima segreta di Gaspare Pisciotta; Sulle tracce di un assassinio; Fotogrammi di una morte annunciata; Il balletto di un flacone di vitamina; Comparse; All'ombra della 'cupola')
Epilogo
Appendice
- (Atti relativi alla strage di Portella desecretati da Istituzioni varie; Dichiarazioni del capitano A. Perenze all'Antimafia; Sentenza contro Salvaggio, Riolo Pisciotta; Giuliano e l'atlantismo (lettera del bandito al giornalista Jacopo Rizza); Appello di Giuliano per la campagna elettorale del 18 aprile 1948).






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