Le recenti esperienze dei Piani paesistici e delle valutazioni di impatto, pur suscitando una rinnovata sensibilità per il paesaggio, hanno svelato l'esistenza di una vasta zona d'ombra in seno al dibattito su tale argomento. Essa può riassumersi in due interrogativi cruciali: cos'è in definitiva il paesaggio? In che termini la pianificazione paesistica può efficacemente inserirsi nella gestione della risorsa globale?

Con questo saggio, dai contenuti spiccatamente innovativi e critici rispetto ad ogni interpretazione consueta, l'autore affronta direttamente la definizione del paesaggio e la sua teorizzazione, riferendosi a quella concezione rigorosamente scientifica che all'estero si è affermata ormai da decenni e sta ora conoscendo un'eccezionale diffusione.

Si scopre allora che il paesaggio è cosa assai diversa da ciò che sinora si era più o meno creduto, e che dalla pianificazione paesistica, dotata di nuove e fecondissime potenzialità risolutive e progettuali, nasce una concezione unificata e globale del piano, nella quale processi naturali e istanze umane si integrano, ben oltre i limiti della pianificazione territoriale e di quella cosiddetta "ambientale". E soprattutto che tale concezione si rivela capace di avviare e guidare una riformulazione di tutta la teoria e la prassi pianificativa attuale.

Ma il testo non è diretto solo ai tecnici della pianificazione. Chi studia o lavora sul paesaggio (o sull'ambiente), chi deve analizzarlo o valutarlo, o chi se ne interessa anche solo marginalmente, troverà in queste pagine nuovi criteri, parametri, indirizzi d'indagine e spunti metodologici. Anche se, costruita la teoria e trasferita sul registro operativo, l'autore avverte che tutto ciò è solo una porta dischiusa su di un panorama di nuovi itinerari che sarà lo stesso lettore a dover percorrere ed esperire.