Il pensiero di Lacan, al di là dei suoi fondamentali risvolti psicoanalitici, offre senza dubbio degli spunti rilevanti per la riflessione filosofica. Oltre al complesso movimento di pensiero che caratterizzò la cultura francese nel dopoguerra, il saggio di Bazzanella vuole soprattutto focalizzare i momenti della teoria lacaniana che più degli altri sono stati oggetto di una ricezione ambigua, scostante, quasi riluttante, vittime di una rimozione ingiustificata. Da un lato si profila il problema etico, il quale, superata una dimensione puramente normativa, finisce per delineare un orizzonte pre-ontologico in cui si inscrive il nostro rapporto fallimentare con il "reale". Dall'altro, rileggendo un ermetismo che è divenuto lo "stile" dello psicoanalista francese, si profila la necessità di ricontestualizzare la fascinazione esercitata su Lacan dalla matematica e dalla topologia.

Etica e teoria dei nodi borromei devono essere ricomprese mediante un confronto con la grammatologia di Derrida, con il problema dell'Altro in Lévinas, sullo sfondo di tutto quel movimento post-heideggeriano che è confluito nel post-moderno di Lyotard, Foucault, Deleuze-Guattari. Ne esce un quadro in cui i "buchi" del senso, le impasses del linguaggio sono il frutto di una "messa in scena", di un'organizzazione topologica degli spazi che, aggirando il rischio costante della dominazione e dell'asservimento, consentono e "costituiscono" l'alterità irriducibile dell'Altro.

Emiliano Bazzanella (Trieste, 1963), ha già pubblicato Tempo e linguaggio. Studio sul pensiero di V.Jankélévitch (Angeli, 1994); Orizzonte. Passività e soggetto in Husserl e Merleau-Ponty (Guerini, 1995); Contaminazione. L'idea di struttura in Heidegger (Angeli, 1995); Spazio e potere. Heidegger, Foucault, la televisione (Mimesis, 1996).