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Narrare l'urbanistica alle élite

Attilio Belli, Gemma Belli

Narrare l'urbanistica alle élite

«Il Mondo» (1949-1966) di fronte alla modernizzazione del Bel Paese

Il volume tenta di ricostruire come un settimanale d’ispirazione liberaldemocratica, svincolato dalle opposte ideologie dominanti – «Il Mondo» diretto da Mario Pannunzio – abbia prospettato una narrazione dell’urbanistica per le élite. Lo fa perlustrando a fondo gli 890 numeri del settimanale, che esce dal 1949 al 1966, cercando di decifrare l’iniziale contesa tra diverse “urbanistiche” e l’affermarsi dell’egemonia di Antonio Cederna.

Edizione a stampa

40,50

Pagine: 328

ISBN: 9788856845952

Edizione: 1a edizione 2012

Codice editore: 1862.154

Disponibilità: Discreta

Nella seconda metà del Novecento l'urbanistica italiana è stata raccontata da esperti a esperti, oltrepassando di poco la loro stessa cerchia. Nonostante la rilevanza sociale dei progetti, dei piani, dei pensieri, l'urbanistica italiana - cui pur sembra assegnato un posto rilevante nel cambiamento - comunica a pochi. Durante gli anni cinquanta e sessanta, nell'accelerata modernizzazione del Bel Paese, l'opinione pubblica resta sorda ai discorsi degli urbanisti e le ragioni di questa sordità vengono addebitate per lo più a un'immatura coscienza urbanistica .
Questo libro ha scelto di ricostruire come un settimanale d'ispirazione liberaldemocratica, "Il Mondo", diretto da Mario Pannunzio, abbia pro-spettato una narrazione dell'urbanistica per le élite . Lo fa perlustrando gli 890 numeri del settimanale, che esce dal 1949 al 1966, cercando di decifrare l'iniziale contesa tra diverse "urbanistiche" e l'affermarsi dell'egemonia di Antonio Cederna. Un'egemonia che ha lasciato una traccia di lunga durata non solo nel giornalismo, ma anche nell'urbanistica.
L'urbanistica nel "Mondo" viene raccontata con una forte impronta letteraria e artistica, con una narrazione intensamente drammatica, inca-pace però di interpretare i meccanismi alla base dell'intensa urbanizza-zione o di stimolare su di essi l'approfondimento degli esperti, pur esercitando un'azione di freno nei confronti dei soggetti operanti contro il piano. Viene raccontato il "sacco del Bel Paese" come dramma sociale nella lunga crisi (il declino inarrestabile, la "guerra ai vandali", il paesaggio massacrato), nell'illusione di una riconciliazione, con il centro-sinistra, e nell' irrimediabilità della rottura , con il suo fallimento.
La speranza è che la lettura di quell'esperienza possa stimolare una nuova narrazione urbanistica capace oggi di far tesoro delle difficoltà di allora.

Attilio Belli ha insegnato Urbanistica alla Facoltà di Architettura di Na-poli. Dirige la rivista "Crios. Critica degli ordinamenti spaziali". Tra i suoi lavori più recenti: Come valore d'ombra. Urbanistica oltre la ragione , FrancoAngeli, 2004; Non è così facile. Politiche urbane a Napoli a cavallo del secolo (a cura di), FrancoAngeli, 2007; Forme plurime della pianificazione regionale (a cura di, con Anna Mesolella), Alinea, 2008.
Gemma Belli è PhD in Storia dell'architettura e dell'urbanistica e as-segnista di ricerca in Storia dell'architettura e della città presso la Fa-coltà di Architettura di Napoli. Come docente a contratto ha insegnato Storia dell'architettura alla Facoltà di Architettura di Reggio Calabria, Memoria dell'antico in età contemporanea e Storia dell'architettura e dell'arte contemporanea alla Facoltà di Architettura di Napoli. Oltre a saggi in riviste e volumi collettanei ha scritto: Luigi Moretti. Il progetto dello spazio sacro , Alinea, 2003.



Introduzione
Un dottissimo settimanale seguito come le dispense universitarie dai chierici dell'anticlericalismo
(Anni decisivi; "Agonia delle élite"; Tradizione e spazio d'iniziativa; Piano, mercato e territorio; Articolazione tematica del "Mondo")
Che urbanistica avanza?
(La collocazione dell'urbanistica nel settimanale; Urbanistica contesa e pluralismo perduto; L'egemonia di Antonio Cederna; Associazioni e riviste)
Il "diagramma urbanistico. Atto I e II"
(La rottura; Il declino inarrestabile del mito del Bel Paese; L'ombra lunga della letteratura e dell'arte; Città antica, coscienza urbanistica e piano coercitivo; Il sacco di Roma tra memoria e stereotipi; Le battaglie contro i vandali)
Il "dramma urbanistico. Atto III e IV"
(Il paesaggio: indifeso, sciupato, massacrato; Misconoscere la modernizzazione; S'avanza la città europea; Una lenta apertura alla società; La speranza di superare la crisi e l'irreparabilità della rottura)
Stile e strategie comunicative
(Le configurazione narrativa; Miti e stereotipi; Un narratore instancabile di racconti brevi; L'intransigenza e i suoi bersagli; Titoli e rubriche; Le immagini)
Un confronto tra "non troppo diversi"
(L'urbanistica del "Mondo", del "Borghese", dell'"Espresso"; "Il Mondo". Opinione pubblica e coscienza civile; "Il Borghese". Il corrucciato rimpianto per un passato di pochi eletti; "L'Espresso". Fare presa su un pubblico giovane e istruito; Il 1956 e le strategie comunicative dei tre settimanali)
Conclusioni
Bibliografia
(Sulla narrazione e sul linguaggio; Sull'urbanistica, la città e il paesaggio; Sulle élite e la società italiana; Su "Il Mondo" e i suoi autori, la stampa, l'opinione pubblica e la cultura; La stampa quotidiana e periodica).

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