La città verticale

Quali sono le forme tipiche del conflitto sociale nella città del Cinquecento? Questo libro non si accontenta di individuarle nelle sporadiche esplosioni di violenza collettiva, ma le riconduce alla litigiosità spicciola tra gli abitanti, ai loro contrasti endemici, alle tensioni dei loro rapporti interpersonali. Chieri è un osservatorio ideale di questo tipo di conflittualità urbana: un grande centro di lavorazione del cotone, una miriade di aziende domestiche, un clima di accesa competizione. Le liti di cui sono quotidiani protagonisti gli abitanti traducono fedelmente tale competizione: anziché scontri fra gruppi sociali diversi, sono dissidi fra pari che aspirano alle stesse risorse. I mercanti, per disporre di manodopera capace e fidata e produrre a costi inferiori; i tessitori, per ottenere con continuità di commesse di lavoro dai mercanti. Una simile convergenza di interessi, confermata e ribadita da un'approfondita analisi dei circuiti creditizi, è alla base della forte coesione che si irradia dalla bottega artigiana per attraversare verticalmente l'intera città. Su questa-forza farà leva il nascente stato sabaudo: esso attrarrà a corte l'aristocrazia, delegando al ceto mercantile il controllo delle forze produttive e confermando I suoi privilegi In cambio dell'obbedienza fiscale.

La definizione di un modello di società urbana così radicalmente innovativo è stata possibile grazie alle più compiesse metodologie della storia sociale. Con l'ausilio di ogni testimonianza, dalle carte dei notai ai processi criminali, sono stati minuziosamente ricostruiti migliaia di percorsi biografici: oltre ai comportamenti degli individui e alle strategie familiari, essi ci restituiscono la vera dimensione collettiva della città.