Il fiore azzurro fu il sogno della poesia romantica: risalire alla sorgente della vita e ritrovare infine, dopo l'incessante errare, la forma che libera dal tempo, l'immagine che riassume il mistero, la visione che indica la verità. Per ciò i poeti romantici, abbandonati i principi aristotelici e l'ingenuità degli antichi, operarono la più grande rivoluzione della modernità, assumendo come materia della creazione poetica l'infinito interiore, come strumento l'emozione, come fine l'espressione. E verso il limite estremo del dire si incamminarono i geni del cuore, come li chiamò Dilthey, e scoprirono il filo che lega la poesia al sogno, alla visione, alla musica.

Ma un saggio sulla poesia romantica è soprattutto un'indagine sulla condizione poetica e sull'essenza della poesia: la scoperta del fiore azzurro è dovuta, infatti, a un'inedita sapienza costruttiva che seppe definire nuove facoltà e teorizzare i momenti attraverso i quali fu possibile esprimere l'infinito. Furono, i geni del cuore, i supremi architetti della poesia: non li abbandonò mai una fredda volontà di descrivere il processo creativo, una scientifica determinazione intellettuale volta a sollevare il velo sul mistero della nascita dell'opera d'arte.

Questo libro è il racconto della creazione come fu concepito dall'anima romantica.

Salvatore Lo Bue insegna Estetica presso la Facoltà di Scienze della formazione e Poetica e Retorica presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Palermo. Ha pubblicato: Origine orfica della poesia (Mursia, Milano 1983); L'arpa eolia (Marietti, Genova 1991); Mozart e Leopardi. Saggio sulla poesia e sul destino (Neopoiesis, Palermo 1995), vincitore del premio "Diego Fabbri" 1996, sezione Musica; La musa drogata. Saggio sulle origini della poetica (Angeli, Milano 1999); La storia della poesia. I. I fiumi delle origini. Il divenire della poesia in Egitto e Mesopotamia (Angeli, Milano 2000).