Questi saggi di Francesco Gabrieli (1904-1996) trattano di autori la cui fama può essere ormai legittima e durevole nella cultura europea: da Mahmud Taymur (m. nel 1973), considerato il Cechov o il Maupassant della letteratura araba moderna, a Tãhã Huseyn (m. anch'egli nel 1973), critico e letterato di ampio respiro, a Nu'aymã (m. nel 1988), che l'esperienza araba, russa e anglosassone pone fra i letterati più interessanti del secolo scorso. Se in gran parte è privilegiata la terra del Nilo, pure il panorama tracciato dall'Autore passa per altri fiumi e corsi d'acqua, giungendo al Tevere e allo zampillare delle fontane romane, ritratte dalla poetessa Maryam Ziyãda (m. nel 1941), forse più nota con il diminutivo di Mayy.

Rivolgendosi tanto ai cultori di studi arabi quanto ai lettori curiosi di sapere, la prosa in cui sono scritti i saggi qui raccolti è sempre gradevole, e sempre ci richiama alla profonda sensibilità umana ed estetica di uno studioso che fu Maestro a varie generazioni, e fine letterato egli stesso.

Nella seconda parte del volume, sono presentati nella elegante versione italiana di Francesco Gabrieli due testi: una novella di Taymur (sulla figura di un delinquente sfuggito alla giustizia, e passato poi in odore di santità, il quale riesce ad operare evidenti prodigi), e uno scritto di Huseyn sul valore e la funzione della antica poesia araba. Il terzo testo presentato è una suggestiva riflessione di Nu'aymã (nella traduzione di Andrea Borruso) sul tema dell'esilio.

Andrea Borruso insegna Filologia araba e Lingua e letteratura araba presso l'Università di Palermo. Autore di numerosi scritti sulla civiltà arabo-islamica, per Angeli ha pubblicato Dall'India a Parigi. Motivi orientali e arabo-islamici nelle letterature europee , cui han fatto seguito Il fiore della vita (in collaborazione con Maria Teresa Mascari), suggestivo frutto del soggiorno francese di un autore arabo d'Egitto, e il più recente Arabeschi .