Sul finire dell'800, una "reazione al positivismo" (che spesso fu anche un modo di condurne alle estreme conseguenze l'aspirazione più profonda: laica, razionale, antimetafisica) registrava in Germania, accanto ai primi frutti della riflessione sui fondamenti della matematica e della logica, della geometria e della fisica, e al sorgere delle avanguardie artistiche e letterarie, un'accanita discussione sulla classificazione delle scienze e sul concetto stesso di scientificità.

Al centro del dibattito si trovò anche la questione dei fondamenti delle "scienze dello spirito" e, soprattutto, la questione della psicologia (che Husserl ancora nel 1937 chiama "la scienza delle decisioni"). Proprio su questa scienza gravano richieste assai impegnative in tal senso: la linea meccanicistico-fisiologico-associazionistica da Fechner, al laboratorio wundtiano di Lipsia, ai timidi aggiornamenti di Ebbinghaus, viene aspramente criticata sia per la sua sostanziale rinuncia, sia per la sua vana pretesa, a un ruolo fondante.

Le Idee su una psicologia descrittiva e analitica furono presentate nel 1894 (e comparvero nel 1895 con l'aggiunta della psicologia comparativa). Per l'autorità e il prestigio, anche accademico, dell'Autore e per il taglio polemico che ne fa un vero e proprio manifesto del rinnovamento in psicologia, l'eco suscitata fu amplissima e avrà conseguenze importanti nei decenni successivi. Siamo agli albori di quella fioritura di psicologie "alternative" che dominerà il '900 (dalla psicologia della forma, alla psicologia fenomenologica, alla psicanalisi, alla riflessologia, al behaviorismo ecc.). In realtà questo saggio-manifesto fu concepito da Dilthey come una parte speciale dentro l'ampio disegno sistematico indicato nella sua Introduzione alle scienze dello spirito (1883).

Grande fu il disegno e grande il pensiero, come è caratteristico di ogni riflessione su qualcosa che è, ancora, assai più possibile che reale. Ciò che ne emerse via via per Dilthey, e per noi che ne ripercorriamo la vicenda, fu che un nuovo concetto di coscienza, di ragione e di scienza stava crescendo intorno a questo bisogno di fondazione di scienze che c'erano e non c'erano. Questo spiega perché non solo scienziati o filologi, ma alcuni tra i più grandi filosofi creativi del '900 riscoprano negli anni tra le due Guerre l'importanza del pensiero di Dilthey e specialmente di questo saggio.