Prendendo spunto dialettico dalle riflessioni di Marco Aurelio sulla vita come ricerca del "posto proprio", questo libro, corredato dalle riflessioni di Giovanni Scipioni e dai disegni di Carlo Vita, proietta la "parabola" turistica in un peculiare "rito di passaggio", secondo cui il turista prima si separa dalla situazione di partenza, poi impara ad "abitare la distanza" e infine può tornare a casa con ulteriori opportunità relazionali.
In primo luogo, il turismo viene considerato nella sua genesi storica, come fulcro di un complesso culturale nel quale convergono la vacanza, il viaggio, l'avventura, la rappresentazione. In secondo luogo, le complesse dinamiche delle "mete" del turismo vengono affrontate in una prospettiva semiotica e mediatica, secondo la classica opposizione tra "legame" e "libertà", proposta da Georg Simmel per la moda. In terzo luogo, le pratiche comunicative del turismo vengono analizzate nel rapporto tra istanze informative e istanze formative, dove prendono corpo le nuove opzioni multiculturali di una professionalità in grado di coniugare in "matrici" personalizzate il piacere della ripetizione e quello della differenza.
Il turismo viene così prospettato come un volano fondamentale di quella "creativa" ricerca di sé che scaturisce dalla crisi della rivoluzione moderna e che viene "attraversata" in lungo e in largo, per coglierne tutta la portata "mediamorfica". Proprio in quanto implica una profonda esigenza di riconoscimento, il riferimento alla comunicazione non può risolversi, infatti, in una mera esigenza promozionale, ma costituisce la componente essenziale della transazione identitaria implicita in ogni "vocazione" turistica.

Gian Piero Jacobelli insegna alla Sapienza Università di Roma, all'Università di Roma Tre, all'Università IULM di Milano. Ha pubblicato saggi sui modelli della comunicazione, sulla comunicazione scomunicante, sui riti di passaggio. È direttore responsabile della edizione italiana di Technology Review, la rivista del Massachusetts Institute of Technology.