Tra la diagnosi della "gabbia d'acciaio" e la tesi del politeismo dei valori, tra razionalizzazione formale e irrazionalità etica del mondo, a un passo dal nichilismo, tra Nietzsche e Heidegger, l'ultimo tentativo di una sintesi che l'occidente abbia prodotto. Dopo Hegel e dopo Marx, l'ultima grande analisi, rimasta deliberatamente frammento, della storia universale considerata dal punto di vista del suo precario traguardo, l'occidente moderno. Dopo Montesquieu e dopo Tocqueville, l'ultima ricostruzione delle forme di potere nell'opposizione tra mondo occidentale e civiltà extra-occidentali.

Nel quadro dei grandi interrogativi epocali, la genesi di un sapere specialistico, di una scienza empirica della società, e la ridefinizione dei rapporti tra ricerca e politica. E ancora: il "disincantamento" del mondo, come ultima frontiera della scienza occidentale e come presupposto dell'affermarsi dell'avalutatività conoscitiva.Questi i temi del saggio, che si sofferma a indagare le dimensioni politiche del problema che è al centro del pensiero di Weber. E propone quindi un percorso elementare per ricostruire le modalità del farsi attuale di quel pensiero nelle diagnosi e nei progetti politici del tempo, del suo costituirsi in eredità che si frantuma e si ricompone nella sociologia del '900, del suo ripresentarsi oggi - come costruzione esemplare - alla coscienza intellettuale di generazioni che sanno di dover andare "oltre" Weber.

Pier Paolo Portinaro (1 953), attualmente svolge attività di ricerca nella Repubblica Federale di Germania. Ha pubblicato "La crisi dello jus publicum europaeum. Saggio su Cari Schmitt" (Edizioni di Comunità, 1982) e "Appropriazione, distribuzione, produzione. Materiali per una teoria del Nomos" (Angeli, 1983).