Tre architetti rivoluzionari

Questo libro non tratta dell'architettura rivoluzionaria nella su totalità. Esso presenta, più di quanto avrebbe consentito un indagine generale sul periodo, le personalità più originali de movimento di riforma, narrandone le vite e trattando le loro opere e gli ideali per cui lottarono, Etienne-Louis Boullée, Claude-Nico las Ledoux, e Jean-Jacques Lequeu non furono i soli esponenti dell'architettura rivoluzionaria francese. Molti altri che condivi sero gli stessi ideali, ebbero lo stesso disprezzo per il passat e le stesse speranze di rinascita artistica, ma l'opera di questi tre rappresenta il culmine del movimento che pose fine ai Ba rocco e presagì l'architettura del XIX e XX secolo.

Essendo vissuti nell'atmosfera dei crescenti scontenti politici e sociali, gli architetti rivoluzionari vollero realizzare, per il bene comune, gli ideali del tempo, inventando schemi architettonici quali mai erano prima esistiti. Fecero la loro parte nel doppio compito del periodo: l'abbattimento del vecchio e l'edificazione del nuovo. Come altri che servirono la medesima causa, non furono risparmia ti dalle ordalie dell'epoca, e furono minacciati dal suo fanatismo. Alla fine essi stessi divennero disillusi e reazionari.

Emil Kaufmann (Vienna 1891 - Cheyenne 1953) ha dedicato tutta la sua vita allo studio dell'architettura settecentesca. Dopo aver studiato a Vienna con Max Dvorák preparando una tesi su Claude Nicolas Ledoux, emigrò negli Stati Uniti. Là continuò le sue ricerche mantenendosi con un modesto impiego in una, banca. Si deve alla sua geniale attività di -difettante» la riscoperta di personalità come Boullée e Ledoux e di quelle tendenze che sono alla base dell'architettura moderna. Tra i suoi scritti i più importanti sono: Architecture in The Age of Reason. Baroque and Post-Baroque in England, Italy and France, (Cambridge, 1951; trad. it. L'architettura dell'illuminismo, Einaudi, 1966); Die Architekturtheorie der franzósischen Klassik und des Kiassizismus (in «Repertorium fúr Kunstwissenschaft», 1924); Archítektonische Entwúrfe aus der Zeit der franzósischen Revolution (in «Zeitschrift fúr bildende Kunst», 1929); Die Stadt des Architekten Ledoux (in «Kunstwissenschaftlichen Forschungen », 1933); Von Ledoux bis Le Corbusier. Ursprung und Entwickiung der autonomen Architektur (Wien und Leipzig 1934, trad. it. Da Ledoux a, Le Corbusier, Mazzotta, 1973); E. L. Boullée (in «Art Bulletin., 1939); At an Elghteenth Century Crossroads: Algarotti versus Lodoli (in «Journal of the Society of Architectural Historians», ]V, 1944). Collaborò anche a «Kritische Berichte», a "Parnasse", alla "Gazette des Beaux-Arts". e al kúnstierlexikon di Thieme e Becker.