Teoria del piano

A cura di: Chiara Mazzoleni

Teoria del piano

Giovanni Astengo e il piano di Bergamo: un caso paradigmatico

Edizione a stampa

29,50

Pagine: 192

ISBN:

Edizione: 1a edizione 1983

Codice editore: 1740.31

Disponibilità: Fuori catalogo

I problemi che questo testo affronta nascono da un quesito apparentemente semplice: comprendere che cosa abbiano ottenuto fino ad oggi gli strumenti di pianificazione urbanistica e quale sia il loro livello di rispondenza rispetto alla complessità dei processi di produzione del territorio. Questo quesito è motivato dallo stato di disagio intellettuale che molti urbanisti provano nei confronti della disciplina e della loro professione e che si fonda sulla percezione del divario tra i successi parziali ottenuti e gli obiettivi che hanno costituito l'immagine che di sé l'urbanistica ha sempre cercato di proporre.

Oggetto dell'analisi è la concezione della -pianificazione continua., concezione che è stata sicuramente pervasiva, anche se non dominante, all' interno della cultura urbanistica durante gli anni '60. Essa tende a rafforzare lo statuto scientifico della disciplina fino ad attribuire al piano, nell'ipotesi più estrema, la capacità d'interpretare, dare prevedibilità e controllare le trasformazioni territoriali e socio - economiche, così come d'orientare l'azione della pubblica amministrazione impedendo scelte discrezionali da parte dei diversi decisori (pubblici e privati). Concorre a fondare questi presupposti la convinzione che tali obiettivi siano perseguibili grazie all'impiego di tecniche d'analisi e strumenti fondati su una nozione assoluta di metodo scientifico.

L'ipotesi teorica che connota maggiormente questa fase dell'elaborazione disciplinare e un particolare stile di pianificazione, quella avanzata da Giovanni Astengo e più compiutamente sviluppata nel piano di Bergamo, si fonda sulla convinzione che sia possibile avviare un processo di pianificazione "globale" e che il piano in quanto tale sia strumento teso al raggiungimento dell'interesse collettivo e al rafforzamento delle capacità di governo.

• P. Ceccarelli: Introduzione. In lode del piano regolatore
• C. Mazzoleni: Della razionalità del "piano globale". Ambiguità dei contenuti e dei procedimenti di una proposta riformista degli anni '60
• S. Gabrielli: Un tentativo di innovazione disciplinare. Attualità ed obsolescenza di un'esperienza di pianificazione
• A. Tutino: Dai progetto alla gestione. Un rapporto insoddisfacente fra piano e attuazione
• E. Solzano: Il nodo della gestione. Un piano senza un'ipotesi gestionale
• S. Crotti: La forma del piano. Bergamo: una metafora urbanistica
• A. Tosi: I contenuti disattesi del piano e attuazione
• E. Solzano: Il nodo della gestione dalla sua attuazione
• V. Gandolfi: L'attuazione del Prg di Bergamo: dal piano alla sua gestione. dieci anni dopo.


Contributi: P. Ceccarelli, S. Crotti, B. Gabrielli, V. Gandolfi, E. Salzano, A. Tosi, A. Tutino

Collana: Studi urbani e regionali

Livello: Studi, ricerche - Saggi, scenari, interventi