Il volume si rivolge non solamente agli specialisti di storia della filosofia, ma anche agli studiosi di estetica, storia della musica e dell'arte. La posizione di Leibniz nei riguardi della musica, argomento sinora pressoché inesplorato, sembra presentare alcuni caratteri decisamente innovativi per la sua epoca. Egli infatti non soltanto dimostra di seguire con interesse la vita musicale presso le corti, ma rivela altresì di possedere una solida competenza nell'ambito speculativo, che lo porta a confrontarsi con i maggiori teorici del periodo. L'attenzione alla dimensione della prassi, l'indagine dei versanti percettivi con l'individuazione di settori inconsci o preconsci sottesi alla fruizione estetica, l'inserimento dell'arte nel quadro di una prospettiva metafisico - teologica estremamente suggestiva (l'armonia universale appunto) rappresentano altrettanti temi caratterizzanti. Nuovi orizzonti sembrano infatti aprirsi tanto nella riflessione sulle tipologie proprie della conoscenza umana, quanto nell'organicità di una visione cosmologica orientata in senso armonico e fondamentalmente ottimistico. Conseguentemente emergono dall'indagine anche nuovi elementi per una fondata riconsiderazione della prospettiva riduzionistica alla quale si è non infrequentemente ricondotta la sua filosofia (inclusa fra i grandi sistemi nazionalistici del Seicento), che gli orientamenti della critica più recente sembrano ormai avere rimesso in discussione. Più in generale, il lavoro può anche rappresentare un contributo utile alla migliore definizione di un settore di estremo interesse nel panorama culturale europeo fra i secoli XVII e XVIII, ove la considerazione delle forme artistiche - ed in particolare di quelle musicali - comincia ad assumere caratteri anticipatori di quel campo conoscitivo che sarà tra breve conosciuto coi nome di estetica.