Gli anni ottanta hanno visto venir progressivamente meno tutto un complesso di paradigmi, culture, valori, che per una lunga fase avevano orientato e veicolato strategie collettive, politiche pubbliche, comportamenti sociali e individuali. La crisi ha investito contestualmente tutti i soggetti e le idee-guida della democrazia italiana: il partito di massa e la rappresentanza politico-parlamentare, il sindacato e il progetto di una democrazia dei produttori, la cultura della partecipazione e la rete dei poteri locali territoriali, l'istanza egualitario-redistributiva e persino la possibilità di declinare nozioni quali interesse collettivo, beni pubblici, programmazione.

In realtà un nuovo ordine si è proposto in questo decennio come egemone. Un ordine composto da ingredienti molto precisi: l'ideologia dell'individualismo e le culture della modernizzazione.

La fine degli anni '80 ci restituisce un panorama più povero di reti comunitarie e della solidarietà. Ma anche, in una pluralità di campi, accresciute esigenze di cambiamento e di nuova regolazione. E segnatamente la necessità - fuori dalle tradizionali forme dello statalismo burocratico e interventista - di un ordine collettivo, comune e condiviso, a fronte di uno scenario prigioniero della logica della competizione selvaggia tra gruppi, dei rapporti di forza economico-materiali, della violenza.

Antonio Cantaro (Catania, 1955), ricercatore di istituzioni di diritto pubblico presso l'Università di Urbino, è attualmente responsabile della Sezione problemi istituzionali italiani del Centro studi ed iniziative per la riforma dello Stato. E' autore di numerosi saggi sullo Stato sociale, sulle istituzioni della politica monetaria e di bilancio, sulle riforme istituzionali.