Impresa senza confini

Oggetto principale di questo volume sono i processi di outsourcing nel settore dell'automobile, ma anche in altri settori manifatturieri, in Italia e negli Stati Uniti. Le attività possono essere esternalizzate, vale a dire cedute in outsourcing ad altre imprese senza che l'impresa cedente perda la sua identità, anzi traendone il vantaggio di poter completamente dedicare le proprie energie alle attività centrali che costituiscono la sua stessa ragion d'essere e in cui è presumibile che possa raggiungere la massima competitività.

Fino a che punto e a quali condizioni l'allargamento dei confini, o la "disintegrazione" verticale, dell'impresa fordista verso le "collaborazioni pragmatiche", le soluzioni istituzionali o consorziali, le "strategie multiple" di rapporti con i fornitori, consente di mantenere un'identità di impresa? I confini più mobili delle imprese in collaborazione tendono a favorire maggiormente l'identità delle imprese medie e piccole, tradizionalmente gerarchizzate e subordinate nella catena di fornitura? I contributi presentati in questo volume affrontano tali questioni relative ad un nuovo modo "orizzontale" di fare impresa.

Tre grandi ordini di problemi vengono in particolare individuati in connessione con le nuove pratiche produttive. Il primo riguarda appunto il rapporto tra l'identità dell'impresa e le pratiche dell' outsourcing . Il secondo riguarda i rapporti di cooperazione fiduciaria che si instaurano tra imprese nate per competere. Il terzo è relativo alle ripercussioni che le politiche di outsourcing e più in generale di alleanze strategiche tra imprese provocano sui sistemi sociali, di relazioni industriali e di gestione delle risorse umane.

La qualificazione di maturo attribuita al post-fordismo suggerisce che questo non va inteso come un regime produttivo stabilmente definito, ma come un processo evolutivo che dà luogo a diverse fasi. La pratica dell' outsourcing è una delle caratteristiche distintive di questa fase storica del post-fordismo che presenta novità così qualitativamente rilevanti sul piano concettuale da sollecitare l'elaborazione di strumenti teorici profondamente diversi da quelli del passato. I contributi inediti degli studiosi americani e le analisi degli autori italiani costituiscono pertanto una dotazione indispensabile per studiosi, imprenditori, operatori aziendali, formatori e rappresentanti delle istituzioni pubbliche e private.

Giuseppe Bonazzi è ordinario di Sociologia dell'organizzazione presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Torino. Tra le sue molte opere, Storia del pensiero organizzativo (Angeli, 2002).

Serafino Negrelli è straordinario di Relazioni industriali e di Sociologia del lavoro presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Brescia. Tra le sue opere, Prato verde, prato rosso. Produzione snella e partecipazione dei lavoratori nella Fiat del duemila (Rubbettino, 2000).