Il sistema sanitario europeo senza frontiere

A meno che l'atto unificante dell'Europa dei dodici non diventi un capitolo del libro dei sogni, con il 1993 decollerà, muovendosi verso una progressiva e sempre più piena realtà, un unico sistema sanitario tra i paesi della Cee.

I problemi sollevati da questa unificazione - molto numerosi, complessi e, non di rado, dai contorni ambigui - rendono inevitabili alcune scelte di fondo tra le quali una delle più determinanti è quella di decidere se l'Europa dei dodici intenda avere un servizio sanitario nazionale a carattere prevalentemente pubblico, basato sul prelievo fiscale obbligatorio, affiancato da ridotte attività private e strutturato in modo da offrire identiche prestazioni a tutti i cittadini, oppure se si vuole optare per un servizio sanitario di tipo assicurativo prevalentemente privato basato sull'assicurazione obbligatoria dei lavoratori e delle loro famiglie, su sovvenzioni statali per i più indigenti, su prestazioni diversificate in funzione della consistenza del premio assicurativo e, infine, su strutture sanitarie in buona parte private.

I capitoli dell'opera si sviluppano su questa ambivalenza di fondo, prendendo in considerazione gli ordinamenti giuridici comunitari in ambito sanitario, i problemi della formazione dei medici nei dodici paesi del nostro continente, il ruolo delle imprese collegate con il settore sanitario, l'esempio svedese in cui sono messi a confronto i mercati pianificati con le aziende pubbliche nonché il significato della competizione, del coinvolgimento e della compartecipazione degli operatori sanitari nella Cee. L'opera si propone di soddisfare il bisogno di informazione di quanti, attivamente coinvolti nel nostro sistema sanitario, avvertono l'importanza dei prossimi avvenimenti comunitari ed intendono ad essi tempestivamente adeguarsi.