L'Egitto, con il sostegno della comunità internazionale, ha intrapreso negli ultimi anni un piano di riforma volto a sanare i disequilibri macroeconomici che affliggono il paese e che sembrano essere le radici profonde del malessere sociale. Alto tasso di disoccupazione e di crescita della popolazione, deficit di bilancio, scarsità del risparmio interno, inefficienza del settore pubblico sono tratti che caratterizzano da tempo l'economia egiziana e ne rallentano lo sviluppo. La riforma appena varata cerca di spezzare questo circolo vizioso, individuando nell'investimento estero uno dei principali fattori propulsivi della crescita. Per questo l'Egitto sta approntando un nuovo quadro legislativo in materia fiscale e commerciale che offre una serie di incentivi e agevolazioni tali da indurre maggiore fiducia nell'imprenditore straniero.

Si tratta di una sfida importante per il paese, che per la sua posizione geografica e strategica, tra Mediterraneo e mondo arabo, potrebbe assurgere ad un ruolo chiave anche dal punto di vista economico. Ma si tratta di una sfida anche per l'imprenditore straniero, purché sappia ponderare i rischi e cogliere le nuove opportunità che gli si aprono.

Quali settori? I settori in cui si prevedono migliori possibilità di crescita sono l'industria conserviera e alimentare, l'impiantistica e la strumentazione destinata alla bonifica delle terre desertiche, all'irrigazione e alla canalizzazione delle acque, i fertilizzanti e i prodotti chimici. Continueranno a presentare una tendenza positiva l'industria farmaceutica e mobiliera, nonché vari comparti dell'industria metallurgica e ingegneristica e di quella automobilistica. Per quanto riguarda i settori tradizionali, si prospetta un'espansione nel settore dell'abbigliamento e soprattutto del turismo, sempre che il paese continui sulla strada della stabilità politica.

Le potenzialità? Un paese con una popolazione di più di 64 milioni di abitanti, un mercato vastissimo e con una posizione privilegiata in direzione degli altri mercati emergenti del Medio Oriente, un territorio ricco di risorse minerarie e collocato in un'area strategica.

Gli incentivi? Un ampio serbatoio di forza lavoro a basso costo, facilitazioni fiscali e di altro tipo per l'investitore estero, alleggerimento delle pratiche burocratiche e maggiore certezza delle procedure giudiziali.

Le garanzie? Una certa stabilità politica che non è stata compromessa neppure dalla minaccia terroristica, a cui si è reagito con estrema fermezza, un quadro economico in continuo miglioramento, un quadro normativo che si va progressivamente ad adeguare a criteri occidentali.

I rischi? Un quadro normativo non ancora completamente riformato e coerente, un apparato burocratico assai lento e complesso che rallenta e talvolta ostacola l'attività imprenditoriale, mancanza di competenze manageriali e di tecnici specializzati in loco, infrastrutture poco sviluppate, tensione sociale strisciante che rischia di esplodere in episodi di violenza.