Lo studio prende in esame, nell'ottica giuridica, le modalità attraverso le quali, il carattere dinamico della organizzazione produttiva si riflette sulla utilizzazione del fattore lavoro. In particolare viene analizzata l'effettiva ampiezza dei limiti legati alla modificabilità della posizione del lavoratore nella organizzazione del lavoro, con riferimento sia ai contenuti della prestazione (mutamento delle mansioni) sia al luogo di svolgimento della stessa (trasferimento del lavoratore).

Nella prima parte dello studio viene operata una ricognizione dei nuovi assetti del rapporto di lavoro come appaiono definiti soprattutto dallo statuto dei lavoratori.

Vengono in particolare esaminati i vari riflessi sulle dinamiche evolutive del rapporto e sulle modalità delle stesse, derivanti dall'accentuata tutela ricevuta dall'interesse del lavoratore alla stabilità dell'occupazione. Per questa via la mobilità, contrattata individualmente o dal sindacato nell'ambito dei processi di innovazione organizzativa, viene considerata come alternativa fisiologica al licenziamento.

Nella seconda parte dello studio si analizzano diffusamente, con costante riferimento alla ormai ricca casistica giurisprudenziale oltre che alle differenti elaborazioni dottrinali, i molti problemi interpretativi posti dalla scarna e talvolta poco chiara disciplina legale della mobilità endoaziendale, con riferimento in particolare ai trasferimenti del lavoratore, agli spostamenti c.d. laterali, a quelli verso mansioni superiori e ai relativi problemi di garanzia retributiva.

Francesco Liso, è professore straordinario di diritto del lavoro nella facoltà di giurisprudenza (corso di laurea in scienze politiche) dell'Università di Bari e redattore capo del "Giornale di diritto del lavoro e di relazioni industriali".