In questo volume è trattato il tema delle misure dell'efficienza nei sistemi di piccole e medie imprese. Il problema dell'efficienza e della competitività dell'industria negli ultimi dieci anni ha assunto una crescente importanza. Vi sono stati studi a livello di industria e di impresa che hanno tentato di spiegare i difformi ritmi di crescita della produttività o le diversità nei livelli della stessa. In questi studi la produttività è stato dunque assunta come misura dell'efficienza. In rari casi è stato posto il problema se esso fosse concettualmente adatto a rappresentare un fenomeno cosi complesso.

l'obiettivo della ricerca è stato quello di indagare se la letteratura economica ed aziendalistica offrisse materiali teorici ed empirici, dai quali fosse possibile desumere indicatori capaci di valutare e mettere sotto controllo , processi allocativi delle risorse nell'impresa.

I risultati dell'indagine evidenziano che nell'impresa reale è normale che i responsabili , della gestione utilizzino indicatori di estrema sintesi come il saggio di profitto, il volume delle vendite, i rapporti di indebitamento, ecc. Meno evidente risulta il raccordo degli indicatori prescelti con le funzioni obiettivo dell'impresa e con le relative strutture organizzativi. Detti indicatori, nelle normali condizioni di utilizzo, appaiono slegati ed estranei a qualsiasi disegno che li ordini funzionalmente. E' questo un aspetto che risulta con chiarezza dallo studio di un campione di imprese, indipendentemente dalle dimensioni e dalle specializzazioni mergiche delle imprese. la sintesi dei risultati denuncia dunque una situazione di forte ritardo nell'impiego di indicatori finalizzati alla valutazione e al controllo dei processi gestionali. Detto ritardo sembra altresi coniugarsi con i modelli organizzativi a forte caratterizzazione imprenditoriale .

Il lento evolversi dei modelli organizzativi ha ricevuto difformi interpretazioni. le convinzioni emerse dallo studio suggeriscono che il lento evolversi dei modelli organizzativi è influenzato tangibilmente da fattori strutturali che rallentano, ed in qualche caso bloccano, l'innovazione tecnologica. Si pensi soprattutto alle specializzazioni settoriali ed alle contestuali piccole dimensioni delle imprese. Infatti, ritenendo valido il presupposto secondo cui l'innovazione organizzativa segue in ordine o ico (e temporale) l'affermarsi delle innovazioni tecnologiche di processo e di prodotto, il fatto di aver indicato un insieme di piccole, giovani imprese spiega bene il ritardo del loro sviluppo organizzativo. Se questo paradigma sequenziale vale ed è utilizzato nella progettazione delle politiche di sviluppo delle piccole imprese, si impongono chiare gerarchie nell' allocazione delle risorse destinate a fornire servizi reali e finanziari a dette imprese. Tre principali classi di servizi dovrebbero avere priorità e finalizzazione: a, servizi per la generazione ed il trasferimento delle tecnologie; b, servizi finanziari per facilitare l'accesso alle nuove tecnologie; c, servizi formativi per lo sviluppo delle competenze, adatte a gestire le nuove tecnologie.