La psicologia umanistico-esistenziale postula chiaramente l'esistenza di una pulsione di autorealizzazione o autocompimento; questa consiste in una tendenza alla piena e definitiva attuazione delle potenzialità di un essere umano. Essa non è un'invenzione né tanto meno un'astrazione perché coincide con l'idea stessa di bene e male, di virtù e vizio, di autenticità e menzogna, di evoluzione e regressione, di sanità e malattia; rappresenta in altri termini l'avventura stessa della ricerca e della conoscenza.

L'irruzione della pulsione di autocompimento nella coscienza individuale è un tema che ricorre spesso nella narrazione; ne sono esempi la descrizione della notte dell'Innominato fatta da Manzoni nei "Promessi Sposi" o la visione degli spiriti da parte di Scrooge nel canto di Natale di Dickens, per citarne qualcuno, o la straordinaria e per certi versi didascalica storia del Prof. Borg nel film "Il posto delle fragole" di I. Bergman. Gli eventi che si producono, imprevisti ed incalzanti, hanno a che vedere con una vera e propria ristrutturazione del campo e producono, come effetto finale, il cambiamento di una disposizione nei confronti di se stessi e della realtà, percepiti in maniera radicalmente diversa rispetto a prima; una rivoluzione interna alla quale corrisponde la realtà di sempre, una situazione paradossale nella quale nulla è cambiato e tutto è cambiato.

L'umanesimo in psicologia che affonda le radici nella storia della filosofia antica, la psicoterapia della Gestalt, la solitudine ontologica, gli opposti, il sogno, i tempi della psicoterapia, la morte, il ciclo della vita, l'infelicità, l'apprendimento, sono i temi che, attraverso il racconto, la testimonianza letteraria e filosofica ed il linguaggio esistenziale, l'autore sviluppa in un quadro ampio e coerente.

Mario Mastropaolo insegna Psicologia generale al Corso di laurea in filosofia, e Modelli di intervento psicoterapeutico alla Scuola di specializzazione in psicologia del ciclo di vita presso la Facoltà di lettere e filosofia dell'Università Federico II di Napoli.